Watamu (che in swahili vuol dire: gente dolce, “watu tamu”) era nota fin dai tempi dei primi coloni inglesi, che amavano sostare e fare pesca d’altura nel villaggio, in cui peraltro vivevano ottimi marinai e fabbricanti di dhow, le imbarcazioni tipiche swahili.
E proprio di “gente dolce” si tratta, difficilmente troverete persone sgarbate o indaffarate, in questo angolo d’Africa che dista 25 km dalla più famosa Malindi. Il ritmo lento “pole pole”, come dicono i locali, è sovrano e quasi tutte le persone che incontrerete (di cui la maggior parte parla italiano benissimo) saranno super disponibili nell’accogliervi e farvi stare a vostro agio.
All’inizio del 2018 Trip Family non aveva ancora idea di dove andare e dopo il Brasile e le Filippine si stava insediando in noi una maledetta “voglia di Africa”, di safari, animali selvaggi e tramonti nella savana.
Quindi complice un nostro amico, Corrado, che possiede una bella casa a Watamu, abbiamo deciso di optare per il Kenya e dopo avere definito un prezzo giusto (in amicizia) per alloggiare nella sua casa tre settimane, ci siamo messi alla ricerca del volo, trovando un ottimo prezzo con Turkish Airlines ed approfittando del fatto che si sarebbe fatto scalo ad Istanbul, abbiamo deciso, al ritorno, di fermarci una notte anche in questa città, di seguito l’itinerario di tutto il viaggio:
ITINERARIO: Bologna – Istanbul – Mombasa – Watamu – Malindi – Marafa Gedi – Tsavo National Park – Amboseli National Park – Taita Hills Wildlife Sanctuary – Watamu – Mombasa – Istanbul – Bologna
DURATA DEL VIAGGIO: 23 giorni
COMPONENTI: 2 adulti e 2 bimbi (4 e 11 anni)
PERIODO: luglio 2018
CLIMA: il periodo migliore in assoluto va da novembre a marzo, ma è buono anche da agosto ad ottobre. Il periodo delle piogge solitamente va da metà aprile a metà luglio, i mesi peggiori sono maggio e giugno. Noi avevamo scelto luglio, perché è il momento migliore (dopo la stagione delle piogge) per avvistare gli animali nei parchi nazionali (ed effettivamente così è stato) che era uno dei motivi principali del nostro viaggio.
Il mese di luglio però per chi volesse fare soprattutto mare non c’è lo sentiamo di consigliarlo, si rischiano frequenti, seppur brevi, acquazzoni, cosa che invece non avviene nell’interno, nella savana per intenderci. Oltre alla pioggia, risulta comunque ancor più fastidioso il forte vento che sopratutto i primi dieci giorni del mese imperversa sulle spiagge.
Spiagge che oltre al vento sono anche invase da una quantità spropositata di alghe, tutto ciò non è molto incoraggiante per chi voglia fare solo mare, sappiate però che comunque dopo la prima metà di luglio tutto gradualmente comincia a migliorare, il “mare si pulisce” come dicono i locali, il vento diventa sopportabile, le alghe spariscono e la vita di spiaggia diventa un’incanto, perché la spiaggia di Watamu con le sue alte e basse maree è veramente un incanto.
Per quanto riguarda noi, che siamo abituati a tutto, visto come si metteva con clima abbiamo deciso di fare per prima cosa i safari (ne abbiamo fatti 2, che ci hanno impegnato 4 notti e sei giorni) e di tenere la vita da spiaggia per ultimo, facendo così ce l’abbiamo fatta a fare tutto in maniera ottimale.
Per quanto riguarda la temperatura invece a Watamu fa caldo tutto l’anno, le variazioni stagionali di temperatura sono contenute, con una stagione calda da novembre ad aprile in cui le temperature giornaliere sono intorno ai 31/33 gradi e di notte 23/25 gradi, e una stagione fresca da giugno a settembre, in cui di giorno sono intorno ai 27/28 gradi e di notte 22 gradi.
Il mare a Watamu è caldo a sufficienza per fare i bagni tutto l’anno, la temperatura varia dai 25 gradi di agosto, ai 28/30 gradi da novembre e aprile. Watamu si trova vicino all’equatore, per cui è al riparo dai cicloni tropicali, come il resto della costa del Kenya.
SICUREZZA: ci sentiamo sicuramente in grado di affermare che mantenendo le solite accortezze di quando si viaggia, Watamu e dintorni sono estremamente sicuri, ad oggi non pervengono notizie di furti, scippi o cose di questo genere, la popolazione è estremamente cordiale ed essendo in fin dei conti un villaggio di pescatori che si sta convertendo al turismo (con molti turisti italiani ed anche residenti italiani) stanno tutti molto attenti a non farti mancare nulla.
CAMBIO: la moneta ufficiale del Kenya è lo scellino del Kenya (KES). Attualmente 1 euro è pari a circa 115,00 scellini KES. Si può cambiare in banca, ma non lo consigliamo, si trova un cambio decisamente migliore dagli innumerevoli ragazzi che cambiano “in nero” tra cui ci sentiamo di consigliare Bancomat Kassim, ragazzo veramente in gamba ed affidabile che viene direttamente a casa, spiaggia o dove vuoi e ti cambia qualsiasi cifra ad un cambio veramente favorevole.
Lo potete contattare su Facebook vi risponderà immediatamente ed è super affidabile. Si può comunque anche prelevare dai bancomat veri, consigliamo però sempre di premunirsi di contanti perché spesso ci sono interruzioni dei servizi di erogazione presso gli sportelli automatici.
Il contante (euro) servirà anche per pagare eventuali safari, sempre e solo cash e solo euro, inoltre quasi nessuna struttura accetta pagamenti con carte di credito. In poche parole portatevi molti euro e fate poco affidamento alle carte di credito (come facciamo sempre noi del resto).
WI-FI: il Wi Fi praticamente non esiste, ma dal momento che essere connessi è fondamentale, anche solo per spostarsi e comunicare via Whats App con i driver, consigliamo di acquistare una sim locale. All’inizio può sembrare una cosa complessa ma in realtà è la scelta più semplice, efficace ed economica che si possa fare.
In pratica sul vostro telefono abituale (quindi quello con tutti i dati e app) dovrete inserire una sim Safaricomacquistabile in un punto vendita di cui Watamu è piena. Bisogna presentarsi con il passaporto ed il telefono ed al costo di all’incirca 3 euro la signorina di Safaricom vi installerà la sim locale, ci penserà lei ad impostare tutto sul cellulare, al quel punto potrete acquistare traffico internet o chiamate o tutti e due al costo di circa 1000 scellini (9 euro) per 3 giga.
Quando finirete il traffico basterà comprare ovunque (supermercato, negozi) una carta di quella che si grattano con altri 3 giga ed il gioco è fatto, potrete navigare ovunque anche in mezzo alla savana. Oltre a telefonare e navigare la scheda Safaricom è utilizzabile come hotspot personale (vedi modem) per il vostro computer o iPad, noi l’abbiamo fatto e funzionava benissimo.
PRESE ELETTRICHE: sono di quelle con 2 lamelle e perno centrale, quindi indispensabile l’adattatore.
VISTO: il visto turistico per il Kenya ha una durata di 3 mesi al costo di 40 euro. Si può fare direttamente all’arrivo nello scalo di Mombasa (consigliamo di avere i 40 euro pronti, 2 pezzi da 20, onde evitare resti ed eventuali “mance”) i minori di 16 anni non pagano nulla ed è richiesto un passaporto con validità di almeno 6 mesi.
FUSO ORARIO: rispetto all’Italia in inverno aggiungere 2 ore, in estate aggiungere 1 ora.
VACCINI/SALUTE: non sono previste vaccinazioni obbligatorie. Per quanto riguarda la malaria non esiste un vaccino ma una profilassi anche questa non obbligatoria e noi non l’abbiamo fatta, per quanto ci riguarda dei buoni repellenti e le zanzariere che troverete in tutti i letti bastano ed avanzano. Invece per quanto riguarda la situazione ospedaliera a Malindi (25 km) esiste un ospedale ed anche uno più grande a Mombasa (2 ore d’auto).
RELIGIONE: in Kenya ci sono un 38% di protestanti, 28% di cattolici romani, 26% di religioni locali, 7% di musulmani, la maggioranza di musulmani si trova sulla costa.
E al momento perlomeno a Watamu sembra che convivano tutti quanti in piena armonia e di questa cosa ne vanno molto fieri, dal momento che ce lo siamo sentiti ripetere più volte.
TRASPORTI: il principale mezzo di trasporto, quello che abbiamo usato quasi sempre anche noi è la moto, o meglio i moto/taxi, chiamati ” bajaji ” si tratta di moto in cui si sale in 3 (il driver più altri due), in realtà la gente del posto ci sale anche in 4 o 5…
…in alternativa si possono usare i tuc tuc (quei trabiccoli indiani con 3 ruote) che noi abbiamo usato un paio di volte , sopratutto quando pioveva.
Oppure per essere veramente come gli “africani” si può prendere il Matatu, che non sono altro che pulmini quasi sempre strapieni che sfrecciano sulla strada principale con la musica al massimo e si fermano con un cenno della mano e ti lasciano più o meno dove vuoi tu, ad un costo veramente irrisorio, noi l’abbiamo fatto un paio di volte ed è veramente bello e caratteristico sopratutto per immergersi a fondo nella cultura locale.
Tutti questi mezzi si trovano comodamente lungo la strada principale a qualsiasi ora. La comodità di avere la connessione internet sul telefono consiste propio nel riuscire a comunicare via Whats App con i driver delle moto, così da poter essere prelevati direttamente davanti a casa quando si ha intenzione di uscire.
Volendo si può noleggiare un auto con autista, ma i costi sono veramente alti, l’auto sarà comunque indispensabile all’arrivo in aeroporto a Mombasa, in quel caso qualsiasi struttura; resort, casa privata, hotel si premunirà di mandarvi auto con autista a prelevarvi in aeroporto, di solito al costo di 50 euro, nel nostro caso ci è venuto a prendere alle 5.00 di mattina, Peter, il carinissimo ragazzo tuttofare che si occupa della casa di Corrado quando lui non c’è.
VOLI: come abbiamo detto in precedenza per arrivare a Mombasa, noi abbiamo trovato un ottimo prezzo con Turkish Airlines, con uno scalo ad Istanbul e con la comoda, per noi, partenza da Bologna…
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…un’altra compagnia che di solito ha ottimi prezzi è Ethiopian Airlines con scalo ad Addis Abeba. Per chi invece volesse un volo diretto (con costi molto più alti) bisogna rivolgersi invece ad Air Italy o Neos
CIBO: chi viaggia con bimbi sa bene quanto a volte possa essere difficile nutrirsi in certi paesi “esotici”. per quanto ci riguarda a noi ci ha salvato il solito pesce alla griglia accompagnato da riso al cocco (di cui i nostri figli vanno ghiotti) e patate arrosto, pesce che alternavamo a polpi ed un paio di volte anche aragosta.
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Queste pietanze te le preparano e servono direttamente in spiaggia sotto l’ombrellone o veranda ad un costo abbastanza abbordabile, tipo neanche 30 euro per 2 bei prescioni, riso al cocco, patate, acqua e frutta, con tutto sto ben di Dio ci saziavamo per bene in quattro.
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Ma siccome alloggiavamo in una casa privata, con cucina e tutto quanto, spesso e volentieri ci siamo fatti da mangiare in casa, una pasta al pomodoro o al burro, si andava a fare la spesa e via.
In centro a Watamu potrete trovare due supermercati; Mama Lucysupermercato con prezzi molto bassi, sopratutto per la gente del posto, con pochissima scelta, dove però conviene comprare tutte quelle cose per la casa, tipo; carta igienica, acqua, scottex, detersivo, zucchero ecc.. ed il Blue Marmelaide, supermercato invece per i turisti e residenti (sopratutto italiani) dove troverete tutto ma proprio tutto, dal salame al tonno, dalla pasta De Cecco ai corn flakes, fino al dentifricio, con prezzi molto più alti a volte anche più che in Italia.
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Noi alternavamo un pò le mangiate di pesce in spiaggia ed un po’ il cucinare in casa, d’altra parte avevamo scelto di alloggiare in una casa privata, proprio per risparmiare, in modo da poter fare più safari possibili (infatti ne abbiamo fatti 2) che hanno costi abbastanza alti.
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La comodità poi di poter fare sempre la colazione in casa era impagabile, ci ha permesso di portarci dall’Italia i cibi preferiti dai bimbi…
…tipo i “coco pops” per Alfredo, di modo che alzandoci da tavola belli sazi (e con poca spesa) di primo mattino, si riusciva ad affrontare meglio la giornata.
La frutta, di cui siamo grandi mangiatori, la compravamo un pò ovunque nei tanti negozietti e bancarelle che ci sono sparsi per il villaggio lungo la strada…
…e finalmente Alfredo poteva scegliersi il suo cocomero personale (di cui è un gran consumatore) essendo questo frutto, in Africa, di piccole dimensioni. Di tutto ciò lui era estremamente felice ed è andato avanti a cocomero e riso al cocco per un bel po’.
Volendo data la forte presenza italiana ci sono ristoranti, pizzerie, gelaterie, quindi per chi volesse farsi un piatto di pasta come in Italia non c’è problema, stessa cosa per il gelato (di cui noi siamo ghiotti) e la pizza, che abbiamo preso un paio di volte.
LINGUA: si parlano l’inglese e lo swahili (lingue ufficiali) e molti dialetti, anche se poi in definitiva tutti quanti sopratutto a Watamu (meno nei parchi nazionali durante i safari) parla benissimo l’italiano.
COSTI: in definitiva una vacanza in Kenya se vissuta in una casa privata e facendosi da mangiare a casa non costa molto, i trasporti non incidono più di tanto e per chi avesse intenzione di fare solo vita di mare è indubbiamente una meta interessantissima dal momento che le spiagge sono stupende ed il mare pure.
Quello che fa lievitare i costi (sopratutto se si è in quattro) sono i safari nei parchi nazionali, che possono costare sui 150/200 euro a notte per adulto ai bimbi invece viene scontato qualcosa. Ma d’altra parte quando si è in Africa non fare almeno un safari, a nostro avviso è da matti e Watamu offre propio questa opportunità; abbinare un bel soggiorno al mare e con solo 2-3 ore di jeep fare escursioni nella savana selvaggia, poteva Trip Family farsi sfuggire un’occasione così?
Comunque chiusa questa parentesi introduttiva, andiamo subito a raccontare il vero e propio diario di viaggio; siamo partiti da Bologna con solo questo bagaglio a mano (come sempre del resto) e siamo atterrati a Mombasa alle 5.00 del mattino, dopo avere fatto uno scalo di un paio d’ore a Istanbul.
All’ aeroporto c’era ad aspettarci con l’auto, Peter il super disponibile e simpatico ragazzo che si occupa della casa di Corrado quando lui non c’è, che in un paio d’ore abbondanti ci ha portato nel villaggio di pescatori che avevamo scelto come base per girarci un pezzo d’Africa….
W A T A M U
Watamu è un villaggio di pescatori che sorge a circa 120 km a Nord-Est diMombasa sulla costa, e si estende da Mida Creek al villaggio di Mayungu, proseguendo verso l’ entroterra fino al villaggio di Gede.
A soli 25 km si trova Malindi, città molto viva e movimentata, dove si possono trovare grandi supermercati, ampia scelta di banche, gli uffici principali, negozi e l’ospedale.
Noi ci siamo fatti subito portare qua, a Casa Corra, questa bella villa a due piani, con il tipico tetto in makuti, che si trova a 20 minuti a piedi dal centro di Watamu, villa che Corrado il proprietario, nostro amico, ci ha affittato ad un ottimo prezzo…
…immersa in uno splendido giardino con anche una bella piscina a disposizione tutta per noi, è stata veramente la ciliegina sulla torta di un viaggio fantastico. Tra l’altro sono sono disponibili più di 10 posti letto, quindi può essere perfetta anche per due famiglie (ammortizzando ancora di più i costi).
Inoltre è disponibile anche una bella e comoda lavatrice, con cui abbiamo fatto innumerevoli bucati, permettendoci (come facciamo sempre) di viaggiare con il solo bagaglio a mano. Di seguito una panoramica in video di questa bella casa, che merita veramente:
Per chi fosse interessato ad affittarla può contattare Corrado qui, oppure qui, è una persona gentile e disponibile e vivendo parte dell’anno in Kenya può essere molto d’aiuto per dritte e consigli.
Casa Corra insieme ad altre 3 ville, tutte indipendenti, poste sopra delle collinette, fa parte di una specie di villaggio…
…il Nyuki Village (Nyuki in swahili vuol dire ape), in pratica sono 4 ville, ognuna con il suo ingresso e giardino con piscina, circondate da un alto muro, con un guardiano masai, che tutte le sere arriva per controllare e fare la guardia.
La prima conoscenza che abbiamo fatto appena arrivati è stato Killa, questo bel cagnone che gironzolava lì intorno e che dal quel momento non ci ha mai più mollati…
…ci seguiva ovunque andassimo, dolce e buono, si è rivelato veramente una gradevole sorpresa, estremamente educato, non abbaiava mai e ci aspettava sulla soglia del patio senza mai entrare, neanche quando pioveva.
Subito alle spalle di Casa Corra, tramite una porticina si accedeva al bush, dove seguendo questo sentiero…
…sempre con Killa naturalmente, camminando per 10 minuti si arrivava in spiaggia…
…e noi è stata la prima cosa che abbiamo fatto dopo aver messo giù i bagagli, era un sentiero abbastanza impervio e lungo la strada si poteva anche fare incontri di questo tipo…guardate il video:
Ma lungo il sentiero, non s’incontravano solo mucche…
…ma anche bimbi, tanti bimbi, sbucavano fuori ovunque, ti guardavano curiosi con quei loro grandi occhi dolci, sempre gentili, educati e a volte un pò stupiti…
…e ti salutavano sempre. L’Africa è un luogo dove la gente che incroci ti saluta, sempre, dove tutto è vero, anche le cose spiacevoli, perché tutto è vita. E questo viaggio è stato veramente una grande “lezione di vita” per i nostri bimbi “bianchi”.
Comunque dopo di 10 minuti di camminata siamo sbucati in spiaggia all’altezza del famoso resort Papa Remo, eravamo nella spiaggia di Watamu, nella parte denominata Love Islands.
In pratica si tratta di sette isolette di roccia corallina e vegetazione, ognuna con il suo nome, c’è l’isola dell’amore(perché quando il mare si ritira, si forma una spiaggia a forma di cuore), c’è l’isola delle tartarughe (perché quando è stagione questi animali vengono in questa spiaggia a deporre le uova), poi c’è l’isola dei gabbianiecc…
…tutte queste isolette sono contornate da sabbia e quando c’è la bassa marea si possono raggiungere a piedi, guardatevi il video qua sotto che è meglio di qualsiasi spiegazione:
Come avrete visto nel video la spiaggia era praticamente deserta, erano i primi giorni di luglio, in pienabassa stagione, ed il clima era ancora un pò incerto, c’era abbastanza vento e molte alghe sulla spiaggia…
…per questo motivo le piccole spiaggette che si formavano quando c’era la bassa marea erano sempre deserte, c’eravamo solo noi e ce le siamo godute da matti…
…solo noi e Killa naturalmente, si era proprio a ridosso della barriera corallina che ti proiettava nel vivo dell’Oceano Indiano, con una brezza costante e quel odore di mare e salsedine che secondo noi sono una vera goduria.
Tutto quel tratto di costa è soggetto a forti escursioni di maree, che secondo noi hanno un certo fascino…
…quando arrivava l’alta marea, il mare si presentava così…
…questo è lo stesso tratto di costa con l’alta marea, come si vede si nuotava benissimo in un mare stupendo…
…il mare ad arrivare ed ha ritirarsi ci metteva dalle 2 alle 4 ore e noi grazie alla dritta che ci aveva dato Corrado potevamo monitorare tutto andando su questo sito: Previsioni Maree Watamu
…ed era comodissimo sapere a che punto sarebbe stato il livello del mare ad una determinata ora, in maniera tale che se avevi voglia di nuotare e il sito ti diceva che ci sarebbe stata bassa marea, potevi decidere di fare qualcosa d’altro ed andare in spiaggia più tardi.
Anche se poi come potete vedere qui sotto; chi l’ha detto che non ci si diverte con la bassa marea:
Lungo tutta la spiaggia sono presenti (oltre ai resort stracari, con i relativi ristoranti stracari) svariati baracchini (ciringuiti direbbero in Spagna) tutti di legno, gestiti dai locali…
…effettivamente un pò spartani e a volte un pò fatiscenti, ma ha nostro avviso molto più veri e soprattutto molto meno cari, dove si può mangiare, bere e noleggiare i lettini.
Noi, sempre su consiglio di Corrado, andavamo spesso al Bravo restaurant (chiamarlo così è un pò un eufemismo) del simpatico Oio, che per l’equivalente di neanche 30 euro (comprensivi anche di 3 lettini da spiaggia) ci preparava due bei pesci (branzino, cernia)…
…oppure polpo alla griglia accompagnati da riso al cocco e patate arrosto…
….nel prezzo era compresa anche l’acqua ed un bel pò di frutta. Oio ci metteva una vita a preparare tutto (nonostante fossimo gli unici turisti nel raggio di svariati km) e non abbiamo mai osato vedere dove cucinava, ma si stava bene. Ci apparecchiava su di un tavolo di plastica in riva al mare e tra un bagno e l’altro ci si faceva una bella mangiata di pesce, così si può volere di più da una giornata al mare.
Tra l’altro, dato che in quel tratto di costa (siamo quasi davanti al Papa Remo resort) arrivavano spesso pescatori con il pesce appena pescato, c’era anche la possibilità di acquistarlo direttamente da loro (tipo questo tonnetto da 4 kg a 12 euro) e farselo cucinare da Oio…
…oppure di farsi staccare una bella noce di cocco da una palma e di bersela bella fresca lì in spiaggia…
…insomma c’eravamo solo noi, per interi giorni la spiaggia è stata deserta e nonostante le alghe, il vento e gli acquazzoni giornalieri, il fatto di essere gli unici ha usufruire di questa natura selvaggia ci piaceva da matti…
…probabilmente durante l’alta stagione (il nostro inverno) non sarà così, la spiaggia si riempie, le isolette vengono prese d’assalto e questa sensazione di essere “lontano da tutto” sparisce, a nostro avviso è valsa veramente la pena venire qui alla fine delle stagione delle piogge, abbiamo preso un po’ d’acqua e parecchio vento ma abbiamo vissuto sensazioni impagabili.
Guardatevi questo video per capire appieno:
Dopo la giornata al mare si tornava a casa a piedi oppure in moto, come abbiamo detto in precedenza il nostro mezzo di trasporto preferito è stata la moto, si scriveva via Whats App a Peter (per questo motivo ed anche per consultare il sito di previsioni maree, consigliamo caldamente di mettere nel propio cellulare una sim locale Safaricom), lui ti veniva a prendere ovunque fossi e via ha fare la spesa oppure alla ricerca di spiagge lontane, in pratica ci si muoveva così:
I costi per girare in moto sono più che accessibili, tipo Casa Corra e centro di Watamu veniva a costare l’equivalente di 1 euro andata e ritorno, quando invece si doveva andare più lontano tipo a Jacaranda Beach ci volevano all’incirca 4 euro per l’andata e ritorno.
Ma noi per immedesimarci in pieno con la gente locale abbiamo anche provato a prendere il Matatu, che non sono altro che pulmini strapieni che sfrecciano con la musica al massimo sull’unica via asfaltata che collega Gedi con Watamu, non esiste una fermata precisa, si fermano con il cenno della mano e ti lasciano un pò dove pare a loro, vedere per credere:
Il Matatu ci è piaciuto da matti e tra l’altro abbiamo speso un’inezia; neanche 1 euro per 4 persone! ed infatti l’abbiamo preso più volte.
I tuc tuc invece li abbiamo usati pochissimo, costano il doppio delle moto e sono molto più scomodi, invece l’ebrezza di essere in sella ad una moto (in tre), con il vento tra i capelli (senza casco) in giro per strade africane al tramonto è veramente una figata!…guardate qua:
E come avrete visto il nostro Alfredino, stanco com’era, riusciva pure a dormire in sella ad una moto.
Comunque siamo andati molto spesso anche a piedi, come fanno del resto la maggior parte degli africani, le strade anche quelle asfaltare sono pochissimo trafficate, in pratica auto non ce ne sono, solo tante moto, qualche tuc tuc e molta gente a piedi…come noi in questo video:
Rincasando si passava per il villaggio, fermandosi a comprare un pò di frutta ed incontrando tanti bimbi e studenti che tornavano da scuola, lì la scuola finisce alle 18.00 (Anita di ciò era sconvolta) finisce così tardi per il semplice motivo che a scuola c’è l’elettricità, cosa che invece manca in quasi tutte la case/capanne, come del resto anche l’acqua corrente…
…in continuazione (sopratutto al mattino) si vedono file di donne con in testa questi contenitori gialli che vanno a rifornirsi d’acqua. L’acqua in Africa è un bene prezioso e da come ci è parso di capire anche le donne sono un bene prezioso…
…in definitiva sono le donne il motore di tutto, si fanno “un mazzo tanto” a mandare avanti la famiglia ed ha procurarsi il cibo, l’acqua e la legna (come si vede in foto) per fare il fuoco con cui cucinare (eh si, non c’è elettricità, l’acqua corrente…capirai il gas..)…
…gli uomini da quanto abbiamo visto cercano più che altro di lavorare con i turisti, fanno soprattutto i “moto/taxi” , oppure hanno qualche attività…
… tipo negozietto o commerci vari nel centro di Watamu, ma ha noi sinceramente ci è parso che molti “cazzeggino” un pò troppo.
Sono le donne che mandando avanti la baracca, le si incontra ovunque, quasi sempre circondate da bimbi…
…quasi sempre con qualcosa in testa…
…a volte con pesi sulla testa e bimbo in fascia, che imperterrite percorrono km, per svolgere le normali mansioni che una casalinga occidentale ormai fa fare solo agli elettrodomestici.
E a tal proposito vi dobbiamo raccontare di:
M A M A J A N E T
Mama Janet, questa splendida signora (che poi in realtà era nonna) abitava nel villaggio di fianco a Casa Corra. La vedevamo tutti i giorni quando uscivamo di casa, circondata dai suoi figli e nipoti e ci si salutava sempre e siccome in Africa ci si mette mezzo secondo a fare amicizia, dopo poco eravamo grandi amici, sopratutto la nostra mamma che andava spesso da loro per fotografarli e chiacchierare di usi e costumi africani.
Un bel giorno Mama Janet se ne esce, rivolta alla nostra mamma, con questa affermazione: “non puoi essere una brava mamma se non sai fare il chapati!”.
Il chapati sarebbe il tipico pane indiano che si ottiene da un impasto di farina e acqua senza lievito, di cui la gente del posto si nutre in abbondanza…
….accompagnandolo ai fagioli, anche a noi piace molto, in India lo mangiavamo sempre, quindi la nostra mamma ha accettato la sfida e si è fermata lì una mattina intera per imparare a farlo…ecco il resoconto in video con la ricetta per fare un chapati perfetto:
Dopo quel giorno nella nostra dieta casalinga è entrato di diritto questo cibo sano e genuino, preparato con amore e dedizione…
….da Chapati Mama (come l’avevamo ribattezzata), quasi ogni giorno passavamo da casa sua e lei ci faceva trovare pronti due bei piatti di chapati e fagioli preparati cantando e pregando. Pietanze che naturalmente gli pagavamo (le prendevamo anche per aiutarla economicamente) e che comunque…
…i nostri figli si sbafavano avidamente nel bel patio di Casa Corra, quindi dopo quel giorno chapati e fagioli a volontà!
Ma non era finita qui, siccome vedendosi nelle foto Mama Janet non si era piaciuta per niente, un giorno ci ha invitato tutti a pranzo nella loro capanna…
…e in quell’occasione si è presentata tutta bella agghindata così, vestita di tutto punto con delle belle stoffe africane e ha voluto essere fotografata e ripresa di nuovo nella sua nuova mise.
E vederla cucinare cantando, con indosso il suo nuovo e colorato vestito, era un vero spettacolo.
Dunque dovete sapere che per cucinare chapati, riso con cocco e fagioli, Mama Janet e le sue aiutanti (tra cui la nostra mamma, che nel frattempo avendo imparato a fare il chapati era diventata “una brava mamma”) sono partite alle sei del mattino…
…c’era da andare a prendere l’acqua, accendere il fuoco con la legna, aprire il cocco e tirarne fuori tutta la polpa, tirare l’impasto, lasciarlo riposare, preparare i fagioli ecc…
…tutte operazione che Mama Janet ha eseguito rigorosamente seduta su di uno sgabello (non l’abbiamo mai vista alzarsi) davanti al fuoco, circondata da pentole e padelle, dando ordini a destra e a manca, in un delirio culinario fantastico!…insomma una vera African Mama, guardate qua:
E dopo 6-7 ore di lavoro intenso era tutto pronto…
…siamo andati a tavola alle 2 del pomeriggio e questo è il risultato di tutta la mattinata di lavoro ; chapati, riso con cocco, e fagioli.
Mezza giornata passata con una famiglia africana, ospiti nella loro capanna, alla loro tavola, persone veramente povere e umili, ma sempre allegre e gentili, che non hanno esitato un secondo ad invitarci ed ha dividere con noi il poco che avevano. Veramente bella e dolce gente, veramente una bella ed unica esperienza, fuori dai soliti circuiti, veramente una di quelle cose che ti fa innamorare dell’Africa.
P.S. Mama Janet sta comunque ansiosamente aspettando le foto stampate, SOLO quelle con il suo bel vestito colorato, che Corrado gli porterà appena va in Kenya.
Tornando al racconto del viaggio stavamo dicendo che spesso e volentieri anche noi ci muovevamo a piedi. Da Casa Corra per raggiungere il centro di Watamu ci volevano una ventina di minuti…
…quindi spesso, quasi sempre verso il tramonto, si partiva per andare a fare un po’ di spesa o per mangiare un gelato, con noi naturalmente veniva l’immancabile Killa, ormai tutti quanti ci conoscevano come: “la famiglia di bianchi che gira con cane” vedere il video per farsene un idea:
Come avrete visto Watamu in pratica si compone di due strade asfaltate poste a croce con una che corre parallela alla costa e l’altra che va dal mare verso l’interno, verso Gede e la Arabuko Sokoke Forest.
Ai lati della strada, sempre tanta gente che si muoveva a piedi e tanti negozietti di tutti i tipi, che vendevano veramente di tutto dalle scarpe alla frutta…
…numerosi anche i ristoranti, pizzerie e posti per mangiare, la maggior parte dei quali gestiti da italiani, quando ci siamo stati noi in luglio però la maggioranza erano chiusi e riaprivano dopo il 20 luglio…
…ed ha ripensarci adesso esserci andati in bassa stagione è stata la scelta più bella, in giro c’eravamo solo noi (con cane), la gente del posto e gli italiani residenti qui tutto l’anno.
Dopo il 20 luglio, quando ricominciano ad arrivare i voli charter di Air Italy e Neos tutto si fa un attimino più caotico, pur continuando comunque a mantenere il ritmo “pole pole” africano…
…c’è da dire comunque che gli hotel, i resort e la case private, quasi tutte costruite alla maniera locale e mai più alte di una palma, si mischiano perfettamente al paesaggio, senza per il momento deturparlo…
…in poche parole la sensazione che abbiamo avuto girovagando a caso per le sue vie e viuzze è che Watamuha avuto e sta avendo una crescita lenta, ancora abbastanza controllata e non invasiva, insomma a noi questo ex villaggio di pescatori, ancora abbastanza autentico, ci è piaciuto parecchio.
Un giorno che c’era la bassa marea, per esempio, siamo andati in centro, anziché dalla strada asfaltata principale, bensì camminando lungo il bagnasciuga e partendo dalla spiaggia del Papa Remo in 15 minuti siamo sbucati nella via principale, ed è stata una bellissima passeggiata che potete vedere tutta qua:
Come avrete visto ormai eravamo perfettamente integrati, Anita che girava con bastone indossando un Kanga (pareo) con il cane sempre alle costole ed Alfredo che parlava con tutti nel suo Swahili inventato.
Quel giorno, di ritorno dalla spiaggia, ci siamo fermati anche a mangiare un pizza, in uno dei pochi posti aperti: “Amici Miei”, una pizza dobbiamo ammetterlo neanche tanto male, come potete vedere piaceva molto anche a Killa!
Killa si è rivelato un cane veramente fantastico, ci seguiva di sua spontanea volontà ovunque, ci controllava preoccupato quando andavamo a fare il bagno con l’alta marea…
…giocava con noi, carico come una molla, nelle pozze d’acqua che si formavano durante la bassa marea…
…e si sdraiava con Anita a riposarsi al sole quando si era stanchi, non abbaiava mai, anzi ci difendeva ringhiando ed alzando il pelo, quando venivamo avvicinati da cani randagi di passaggio…
…addirittura un giorno, per la gioia di Anita, si è presentato a Casa Corracon la sua fidanzata (guardate l’espressione che ha Anita), unica cagnetta ammessa alla corte di Trip Family, che ormai ha questo punto si sarebbe dovuta chiamare Killa’s Family.
Quando si era via di casa per un safari o per una escursione, Killa ci aspettava fiducioso davanti casa, al ritorno dei tre giorni di safari, per esempio, ce lo siamo ritrovato accucciato davanti al cancello e ci ha accolto felice e scodinzolante.
Ma anche quando eravamo in casa, era talmente educato che si fermava davanti alla porta del patio senza mai entrare, neanche quando pioveva…
…e dopo ogni pioggia, il giardino si riempiva di queste bellissime e giganti chiocciole/lumaconi che Anita andava a scovare ovunque…
…che comunque non erano le uniche ospiti, girovagavano dapertutto (anche in casa) questi grossi millepiedi (grandi quanto un dito indice) che non davano nessun fastidio, bisognava, però, solo stare attenti ha non calpestarli…
….e sempre nel giardino, su di una ragnatela grande quanto un letto matrimoniale, viveva questo simpatico ragnetto grande quanto una mano…
…ma la cosa che ha entusiasmato di più Anita è stata incontrare un suo amico di vecchia data; l’insetto stecco, animaletto che conosceva assai bene dal momento che ne ha allevati più di uno a casa in Italia…
…senza contare i gechi che saltavano fuori ovunque e che essendo animaletti con una “presa rettile” interessavano molto anche il fratellino Alfredo…
…insomma un mucchio di animali, fin dal primo giorno, propio dentro casa, d’altra parte come ripeteva sempre Anita: “…e normale siamo in Africa…”
Ma ora andiamo a raccontare le escursioni che si possono fare partendo da Watamu:
L E E S C U R S I O N I
Watamu non è solo mare e safari (che comunque è già molto), usandola come base di partenza si possono fare svariate escursioni, della durata di mezza giornata, dal costo più che accessibile e come potrete vedere alcune di queste meritano veramente.
Per esempio una delle prime cose che abbiamo fatto è stata quella di andare ha fare una bella mangiata di samosaalla polpa di granchio al Crab Shack, al tramonto, così da ammirare in tutta la sua suggestiva bellezza il:
M I D A C R E E K
Mida Creek non è altro che un’insenatura alla foce del fiume Midain cui su un gigantesco groviglio di mangrovie…
…hanno costruito delle passerelle con varie palafitte in cui si può mangiare, il posto si chiama…
…Crab Shack e si trova a Dabaso a 5 minuti dal centro di Watamu, noi ci siamo arrivati in tuc tuc…
…per entrare si pagano 5 euro a persona che comprendono anche il bere e sedendosi belli comodi…
…ci si può gustare degli ottimi samosa alla polpa di granchio mentre tramonta il sole sulle mangrovie.
Mangrovie che sono di un intricato pazzesco, volendo c’è la possibilità di fare anche un giro in canoa, ma noi non l’abbiamo fatto…
…inoltre visto il posto ed il momento (alla foce di un fiume di sera) pensavamo di essere massacrati dalle zanzare, invece niente, forse questi dolci esserini (dello stesso tipo che ci sono nel nostro giardino) che ci hanno accolto appena arrivati servivano propio per tenerle lontane.
Questo giretto consigliamo di farlo sopratutto perché e vicinissimo, perché i samosa sono veramente buoni…
…e infine perché assistere ad un tramonto africano ha sempre un suo fascino. Alla fine della giornata siamo tornati a Casa Corra che era già buio, sempre in tuc tuc, fermandoci a comprare della frutta lungo la strada, di seguito il video di questo bel tramonto africano:
Un’altra escursione che consigliamo assolutamente di fare è la visita alle rovine della città perduta di:
G E D I
Gedi o Gede (non si capisce come si chiama veramente) è un cittadina araba che risale al tredicesimo secolo e che è stata misteriosamente abbandonata nel diciottesimo secolo, forse a causa delle tribù somale che l’hanno invasa o perché il mare, che all’epoca arrivava fino qua, si è ritirato.
Da allora la giungla l’ha totalmente sommersa e la vegetazione lussureggiante, composta da alberi di chinino, baobab e ficus che la circondano rendono la visita veramente suggestiva.
La si raggiunge in 15 minuti in moto da Watamu ed è un’escursione che vi sentirete offrire da tutti (beach boys, agenzie turistiche, hotel) ma che si può fare benissimo in maniera autonoma, basta farsi portare lì da una moto o tuc tuc, poi una volta arrivati consigliamo di prendere una guida all’entrata, anzi consigliamo di chiedere di Alberto Angela, la guida che abbiamo incontrato noi, cioè questo soggetto qua:
Che a parte la simpatia e l’essere completamente fuori di testa, si è mostrato veramente bravo e professionale, spiegandoci tutto in italiano, nei minimi dettagli, talmente bravo che alla fine oltre ai 5 euro pattuiti per la visita guidata, gli abbiamo lasciato un bella mancia.
Noi ci siamo fatti portare in moto da Peter e poi siamo tornati con un Matatu (il pulmino collettivo). L’ingresso costa 10 euro gli adulti e neanche 4 euro i bimbi (Alfredo non ha pagato)…
…appena entrati si vieni accolti da simpatiche scimmiette che al richiamo di Alberto Angela, ti saltano addosso chiedendo cibo…
…tutte le rovine della città perduta sono invase da scimmiette, al punto tale che giustamente Alfredo ci ha ricordato che sembrava di essere nel film “il Libro della Giungla” uno dei suoi cartoni animati preferiti…
…e non aveva tutti i torti. Tra l’altro complice il fatto che c’eravamo solo noi ed era quasi al tramonto, la visita è stata molto suggestiva. Esistono numerose leggende e credenze che rendono le rovine di Gedi un luogo magico…
…ma anche temuto, sopratutto dalle popolazioni locali. Al punto che nessuno di loro le visiterebbe dopo il tramonto, così ci raccontava tutto entusiasta Alberto Angela.
La città di Gedi nel suo fulgore occupava una zona molto grande, intorno ai 44 ettari di terreno e aveva due grandi muraglie che la racchiudevano.
Le mura interne erano il quartiere dove vivevano i ricchi. La parete esterna racchiusa in 18 ettari comprendeva anche terreni agricoli e piantagioni con un certo numero di capanne di fango e makuti per i poveri contadini.
All’interno delle mura principali c’è una tomba corallina con la data incisa in bella calligrafia araba, 1399. Dalla tomba datata, si può vedere la Grande Moschea con uno spettacolare pozzo profondo, noto come il “Pozzo della Grande Moschea” che deve essere stato utilizzato per le abluzioni ed è ancora visibile.
Inoltre nella foresta, si può vedere il palazzo reale del 15° secolo e le camere delle donne, che non avevano finestre, con altre stanze prive di porte che si ritiene siano state utilizzate…
…dai nobili per conservare ori e gioielli. L’unico modo per entrare in quelle stanze era attraverso un passaggio segreto dal tetto.
Nel 1927, la città storica di Gedi è stata dichiarata monumento storico e sono iniziati gli scavi…
…e i successivi lavori di conservazione sono stati effettuati in modo tale da riportare alla luce le aree di interesse storico dell’insediamento.
Le rovine di Gedi e il relativo museo nazionale sono aperti al pubblico tutti i giorni dalle 7 alle 18, di seguito potete vedere il video completo di questa bella escursione:
Sinceramente pensavamo che l’escursione alle rovine di Gedi fosse una cavolata, ma invece ci siamo dovuti ricredere, consigliamo di farla un paio d’ore prima che tramonti il sole, quindi verso le tre o le quattro del pomeriggio.
Un’altra escursione che consigliamo assolutamente di fare, anche questa rigorosamente al tramonto è quella a:
M A R A F A
Marafa si trova a 40 km a Nord-Ovest di Malindi, si tratta di una depressione geologica, chiamata dai nativi “Nyari” che letteralmente si traduce: “il posto che si rompe da solo” , anche se il vero appellativo con cui è maggiormente conosciuta è: “la cucina del diavolo” per via delle alte temperature che si raggiungono in determinate ore della giornata.
Questa escursione bisogna farla per forza in auto e ci avevano chiesto 140 euro per tutti e quattro, tutto compreso, ma noi, coinvolgendo sempre l’ineguagliabile Peter, siamo riusciti a spendere 100 euro. Oltre che spendere meno, abbiamo preferito dare i soldi a lui (che tra l’altro sta crescendo due bimbi da solo).
Quindi dopo essersi procurato un’auto con autista, Peter, dopo pranzo ci è venuto prendere e siamo partiti. Per arrivare a Marafa ci vogliono all’incirca 2 ore, bisogna oltrepassare Malindi, attraversare il fiume Galana e poi inoltrarsi nell’entroterra.
Tenete presente che almeno un’oretta di strada sarà tutta sterrata, abbastanza sconnessa ed impraticabile dopo una forte pioggia. Quando finisce la strada asfaltata…
…comincia la pista argillosa di un rosso intenso, si passa tra molti i villaggi kenioti pieni di bimbi che ti salutano….
….in mezzo ad una natura incontaminata, con boschi spettacolari di baobab e vaste piantagioni di ananas e banane.
Una volta arrivati a destinazione, si viene (come sempre) presi in consegna dalla guida del posto e si comincia a camminare (scendere) in mezzo a questo specie di canyon…
…i cui colori cambiano durante il giorno, in base all’inclinazione dei raggi solari, per questo motivo è bene arrivare un paio d’ore prima del tramonto.
Ed in effetti è bellissimo aggirarsi in mezzo a queste rocce, come al solito c’eravamo solo noi (uno dei pregi del viaggiare in bassa stagione).
La guida molto preparata spiegava in italiano come si era formata questa depressione…